L'agave della Regina Vittoria by Laura Calosso

L'agave della Regina Vittoria by Laura Calosso

autore:Laura Calosso [Calosso, Laura]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Aboca
pubblicato: 2024-07-19T00:00:00+00:00


Parte II

Capitolo 1

Lungo la strada polverosa due bambini si tenevano per mano. Indossavano una camiciola bianca e camminavano scalzi sui sassi.

Il sentiero costeggiava una riva verde e fiori gialli, impalpabili, pendevano sulla massicciata. Alexandrina aveva stretto le palpebre. A occhi chiusi il profumo pareva ancora più intenso.

“Sono mimose”, aveva detto il cocchiere accompagnandola in un piccolo villaggio per ritirare tre bottiglie d’olio che i contadini offrivano in dono alla regina.

Il calesse aveva imboccato una curva. All’improvviso l’alta roccia che costeggiava il sentiero era scomparsa aprendo la vista sul mare. Alexandrina si era portata una mano alle labbra. Un grido di gioia le saliva dentro. Il Mediterraneo somigliava a una coperta celeste con frange bianche che lambivano la riva. Finalmente era a pochi metri da lei. La luce soffocante rimbalzava sulle onde diffondendosi in bagliori che la costringevano a chiudere di nuovo gli occhi, proprio come sul treno, dietro i vetri del finestrino, togliendole il respiro.

Le palme crescevano ovunque in un disordine armonioso e le foglie frusciavano seguendo la direzione del vento. Sugli alberi gli agrumi pendevano come brillanti arancioni e gialli. Se il paradiso terrestre esisteva davvero, somigliava a quel tratto di riviera. La Costa Azzurra era davvero una terra per dimenticare.

Molte cose la regina si era lasciata alle spalle partendo per la Francia, le prospere banche della City, per esempio, per non dire della recessione e della fame causata dagli ultimi cattivi raccolti. Aveva lasciato a Londra anche le preoccupazioni per le rivolte in Sudafrica dove gli Zulu si erano avventati su seicento coloni, massacrandoli, mentre migliaia di persone giacevano ferite in ospedali improvvisati. “Per qualche settimana vorrà di certo dimenticare anche il dramma dell’Afghanistan”, aveva detto sottovoce un Lord, forse il più anziano del gruppo reale, rivolgendosi a un funzionario che pareva un militare. “Laggiù, su un desolato altopiano, la guarnigione inglese di Kabul è stata travolta dagli afghani, probabilmente istigati dai russi.”

“Già”, aveva replicato il funzionario, “e aggiungerei che in Inghilterra la sovrana ha girato le spalle anche a Bertie, che comunque è pur sempre l’erede al trono. Pare che a Marlborough House, in compagnia di amici un po’ troppo allegri, trascorra serate ambigue. Hanno persino fatto entrare un asino dalla finestra di una stanza, vestito in camicia da notte. L’hanno infilato nel letto di un ospite, operazione alla quale è seguita una lotta con i sacchi di farina.” Poi aveva riso, lisciandosi i baffi lunghi e curati. “All’impresa aveva preso parte anche Luigi Napoleone, il giovane Bonaparte erede al trono francese. La nostra sovrana lo adorava. A nulla è valso dissuader-lo dal partecipare a una spedizione punitiva contro gli Zulu. E in quella spedizione è stato ucciso. La regina ne è rimasta sconvolta ma la stampa francese, implacabile, ha scritto che i bonapartisti sospettavano di tradimento i ‘perfidi’ inglesi. Si dice che siamo fuggiti lasciando solo Luigi Napoleone, appiedato, in mezzo a una quarantina di Zulu. Il poveretto ha lottato come un leone, morendo sotto i loro colpi.” Il funzionario sembrava essere a conoscenza di dettagli



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